Il Sindacato del Nord accusa: non se ne può più di stipendi da fame, è necessario tutelare il futuro delle imprese che non reggono la concorrenza sleale, dobbiamo salvaguardare il potere di acquisto degli stipendi e delle pensioni, rivedere il sistema di contrattazione legando davvero pensioni e stipendi al reale costo della vita di ogni territorio.
Al Nord con stipendi da 1000 euro e pensioni da 800 non si vive, la nostra gente sta facendo la fame, non possiamo fare finta di nulla mentre il costo della vita continua ad aumentare.
Governo e istituzioni sono chiamati a intervenire in fretta e a dare risposte ai reali bisogni del Paese, dialogando con le associazioni di categoria e sindacati.
Il Sindacato del Nord, che invita tutto il Nord a “tenere alta la testa” e a non mollare mai, rilancia l’idea di una contrattazione territoriale, progetto che la Lega Nord di Bossi aveva proposto negli anni 90 ma che poi non ha più avuto un seguito.
Non siamo in grado oggi di dire se ce la faremo o no a raggiungere questo obiettivo, ma siamo sicuri che sia necessario un modello di contratto di lavoro differente da quello attuale che non tutela più i lavoratori né al Nord né al Sud.
I salari e le pensioni sono troppo bassi e le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese, circa il 60% delle buste paga del Nord finisce in tasse.
Oggi più che mai sentiamo forte il bisogno di rimanere uniti per affrontare insieme le battaglie che ci attendono nei prossimi mesi.
Saranno tempi duri per tutti, spiega Andrea Donniaquio segretario del SI.NORD, ma noi non ci tireremo indietro, andremo avanti per la nostra strada portando avanti le nostre battaglie a tutela dei lavoratori e pensionati.
Il Nord deve rialzare la testa: solo se uniti saremo forti , rimanere coesi è fondamentale perché solo in questo modo si vincono le battaglie auspicando il cambiamento!
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